Thursday 2 October 2008

Da "cervello in fuga" a "testa in ritirata"

18 Ottobre 2002 - Italians, Corriere della Sera Online

Caro Beppe,
seguo questo spazio da sei anni, quando era ancora curato da Gianni Riotta. Era da tanto che non scrivevo, ma dopo gli ultimi messaggi sfiduciati di tanti compagni di ventura che vorrebbero tornare in Italia, non riesco a far a meno di raccontare la mia di sfiducia. Sono "emigrato" nel Regno Unito nel giugno del '96, il giorno dopo la mia seduta di laurea in ingegneria. Con un colloquio sono riuscito a ottenere la posizione di assistente di ricerca presso l'Università di Nottingham dove ho ottenuto un PhD nel 2000. Un'esperienza stupenda. A pochi mesi dal completamento dei miei studi ho cominciato a cercare lavoro in Italia. Il mio sogno: lavorare nell'università italiana. Neanche a dirlo. Il mio relatore di tesi (maestro di scienza e vita) è tristemente scomparso e con lui i "legami" con l'universita' italiana. Chiaramente qui "all'estero" si parlava di tre possibili posizioni da post-doc tra Nottingham, Cambridge e Chicago. Non sarei tornato mai più. L'Italia mi mancava e il passo esasperatamente lento del mondo accademico mi aveva stancato. Ho deciso di cambiare strada, ma trovare lavoro nell'industria italiana è stato impossibile. Ho fatto l'errore di chiedere lo stesso stipendio che guadagnavo da universitario in Inghilterra, ma i 'dispensatori' di lavoro italiani mi offrivano posizioni da neolaureato. Ancora una volta non ho voluto cedere e con quattro offerte di lavoro, ho deciso di lavorare qui a Londra dove da due anni mi occupo di management consulting con passione e con i premi per i miei bei risultati. Ora però sono davvero pronto, voglio tornare in Italia, e ricomincia il dilemma. Ho paura della caduta dal mondo del lavoro inglese a quello italiano. Ovviamente dovrei accontentarmi di meno della metà di quello che guadagno ora, ma sarebbe il minore dei mali. Dovrei sopportare l'ottusità becera di direttori megagalattici di fantozziana memoria. Dei protetti e protettori, rete delle promozioni e sviolinate. E' triste. Sento che per tornare in Italia devo declassarmi da 'cervello' in fuga a 'testa' in ritirata. C'è qualcuno là fuori, tra gli Italians, che dopo una lunga esperienza di studio e lavoro all'estero sia riuscito ad affermarsi con successo in Italia? O magari qualche dirigente d'azienda che ci spieghi questo mistero? Vi prego, ditemi che ci lamentiamo per nulla. Qual è il segreto?

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