Monday 31 March 2014

Donne...aiuto!

Mi addentro in un territorio che richiede grande rispetto e fiducia. Un uomo che cerca di interpretare il dibattito sulle disuguaglianze uomo-donna. Cerco di mettermi subito al riparo e dire che non c'e dubbio che sia necessaria e sacrosanta la parita' di opportunita' e l'uguaglianza di trattamento nonche' dignita' tra una donna ed un uomo in qualunque situazione: professionale, personale, familiare, sociale e di ogni tipo.

Poi sento il dibattito sulle quote rosa che certo ha un grande merito di validita'. Poi mi guardo intorno e vedo le le ministre pescate da FI e dal PDL che fu. Vado avanti e vedo il governo attuale fatto per meta' da donne che sono le amiche di Renzi che hanno studiato. Vedo un ministro della Difesa donna, che ci starebbe bene come concetto se non fosse che il nostro e' un ministero dell'attacco.   L'ha ben dimostrato il piglio dell'ex ministro Mauro che per me ha fatto la figura dello “scemo di guerra” nel provare a spiegare a Gino Strada la sua idea dei nostri obblighi bellici che risalgono ad oltre 60 anni fa fino ad arrivare al 11 settembre.

E mi viene sempre questa riflessione quando affronto mentalmente questo problema: ma perche' le donne vogliono essere come gli uomini invece di desiderare che gli uomini siano un po' piu' come loro?

Avere le stesse opportunita', non significa forse che dobbiamo avvicinarci su una posizione intermedia donne a uomini ma soprattutto, visto il poco cammino fatto in direzione opposta, uomini a donne?

Care donne, non si puo sperare in voi solo mettendoci le leggi. Sicuramente non basta e c'e' il rischio esagerando che diventi uno strumento paternalistico per non consentirvi di agire nel vostro vero diritto di cui l'umanita' ha tanto bisogno.

Si e' gia' visto che un mondo dominato dalla mentalita' maschile e' un mondo di diseguaglianze, sarebbe un disastro se anche voi diventaste come noi: dominatrici, dure nel potere, pronte a prendere decisioni letali e poi piangere a mo di Fornero per scrupolo di nobile coscienza femminile. Non rassegnatevi a seguire un capobranco, inevitabilmente maschio, per dimostrargli di poter essere come lui.

Care donne, vi prego, non adottate i nostri valori per ottenere il nostro successo. Attraverso le donne passa una parte importante della mutazione genetica delle coscienze umane verso un mondo piu' giusto e degno. Non lasciatevi trascinare nella competizione da noi uomini, trasformate piuttosto il concetto di successo, insegnate ai votri figli maschi a rispettare le donne ed alle vostre figlie femmine a non approfittare di quella becera stupidita' maschile a volte torna comoda ma ha un prezzo troppo alto per la vostra sacra dignita'.

Scegliete mariti che siano pronti a questa missione con voi. Venite in nostro aiuto!

Tuesday 25 March 2014

Lavoro: principio fondante o forma di Governo?

E dunque: l'Italia e' una Democrazia ma ancor prima e' una Repubblica fondata sul lavoro. Chi ha la fortuna di averlo di questi tempi, sa che le ore di lavoro sono tante per chi deve coprire anche i tagli e per chi lavora in aziende che ancora ci tengono in piedi. Tutto e' tarato affinche' a lavoro ci passiamo la parte piu' grossa della giornata produttiva nonostante le promesse/minacce dell'automazione e la rivoluzione digitale. E' importante: ne va della nostra competitivita'.

Ma allora, in questa Democrazia in cui viviamo, dove entriamo quando raggiungiamo il nostro posto di lavoro? Ecco la risposta: ogni mattina ci alziamo per entrare in monarchie, dittature, anarchie e regimi comunisti. Ve li descrivo tutti.

Le monarchie: quelle aziende che vanno di padre in figlio, dove lo stato di benessere del cittadino/lavoratore dipende dalla bonta' del monarca, padre padrone che da' con clemenza e toglie con decisione. Ne conoscete qualcuna in Italia?

Le dittature: quelle aziende che dal proprietario/monarca sono passate al dittatore/CEO, magari simbolicamente ancora sotto la monarchia come fu per Mussolini con Vittorio Emanuele III...vi ricorda o no un po' la FIAT di Marchionne ed Agnelli?

Le anarchie: le aziende pubbliche inutili e le organizzazioni dove ogn'uno si sente un po' libero di fare quello che diavolo gli pare in base alla propria forza politica.

I regimi comunisti: le aziende pubbliche che servono (eccome, vedi istruzione e sanita') ma dove non esiste meritocrazia e per vincere, devi entrare nel PCUS (leggi massoneria, Comunione & Liberazione e cogeneri)

Ma che sorpresa! E' proprio il lavoro (che non a caso bisogna assolutamente rilanciare) ovvero il principio fondante della nostra costituzione, il luogo ove si annidano nell'ambito della Democrazia in cui crediamo di vivere, tutte le forme di governo che tanto aborriamo.

Sintesi: L'ho detto altrove che il lavoro e' la pietanza e non la ricetta per risollevare l'economia. In sostanza la Democrazia e' stata trasformata dall'economia di mercato, attraverso l'emergenza della competitivita', da modello di Stato a concetto generico (vedi post precedente). Questo concetto di democrazia (con la “d” minuscola) e' ben rappresentata dal PD che e' stato scelto dalla finanza mondiale come suo veicolo in Italia. PD che e' l'ombrello politico sotto il quale, per storia pregressa, si riparano regimi molto diversi dalla democrazia, ben protetti dalle intemperie del popolo. ma sia ben chiaro che tutti i partiti tradizionali avrebbero ugualmente interpretato se la finanza globale avesse scelto loro invece che, genialmente,  gli ex comunisti.

Monday 24 March 2014

Democrazia o democrazia?


Diceva Wiston Churchill che la Democrazia e' la peggiore forma di governo se si escludono tutte quelle che son state finora sperimentate.

Ma cos'e' una Democrazia moderna? Cito un episodio di quando ero al liceo ormai quasi 30 anni fa. A scuola scrissi un tema nel quale si usava la parola “democratico” per descrivere il futuro che avremmo dovuto perseguire.

Erano gli anni '80, epoca dello scontro DC-PCI dopo gli anni di piombo. C'era stato il compromesso storico per fronteggiare cotanta emergenza...tranne poi scoprire da qualche giorno che, chi favori' le BR bloccando in moto la volante della polizia di soccorso a Moro, furono forse degli 007 italiani.

Tuttavia rimanevano anni di opposizione ideologica tra Democrazia e Comunismo come modelli di Stato, erano gli anni in cui si parlava del “sorpasso” PCI ai danni della DC. C'era la Russia comunista col PCUS a finanziare il PCI (che mangiava ancora i bambini) mentre gli altri partiti si erano inventati il finanziamento pubblico cha ncora oggi sembra sostanzialmente irrinunciabile. In quegli anni moriva Enrico Berlinguer.

Ebbene, il prof mi chiese di cambiare la parola “democratico” e toglierla dal tema. Io capii e cercai di spiegare "ma e' democratico con la 'd' minuscola per esprimere un concetto e non Democrazia come idea di Stato". Niente da fare, mi disse di usare comunque un'altra parola per provare ad esprimere lo stesso concetto. Sinceramente non ricordo cosa scrissi ma mi piacerebbe tanto ritrovare quel tema.

Ed oggi? Oggi il PCI e' quel partito che prima si e' trasformato da un giorno all'altro in Partito Democratico della Sinistra. Come? Ah, ecco, infatti hanno tolto la sinistra e sono diventati proprio Partito Democratico. Democratico? non era una brutta parola?

E diciamo cos'e' il PD? Un partito ombrello (a volte quercia, a volte ulivo) sotto al quale si ripara furbescamente la solita banda del pentapartito di quegli anni.

Oggi, il prof. mi avrebbe consentito di usare quella parola. Si' perche' oggi la democrazia e' solo un concetto vago, non piu' un idea concreta di Stato.

Friday 21 March 2014

Tsunami europeo: si salvi chi può...

Chiamatela dietrologia se vi è comodo ma l'evidenza monta in favore della seguente interpretazione del repentino cambio Letta-Renzi.
Letta stava facendo esattamente quel che gli era stato chiesto e ciò, come spesso accade, richiede qualche tiro mancino agli italiani. Nel frattempo però, novità assoluta, c'era un gruppo parlamentare senza alcun interesse di casta da proteggere. Gruppo grande ed un po' sprovveduto che però cominciava a prender coraggio ed a capire i meccanismi. Gruppo, quello dei 5S con tanti limiti ma che le nefandezze le denunciava. E lo faceva sempre meno goffamente a culminare nell'episodio della tagliola per l'approvazione del decreto IMU-Bankitalia che, lo ricordiamo, toglieva ai poveri per dare alla banche. 
A seguire, le immagini dell'illustre d'Ambruoso (scelta incivile) che malmena una donna, non bastava a far inorridire la presidente Boldrini (a questo punto una miracolata) che affermava impavida in diretta TV: M5S? Potenziali stupratori!
E dagli di consenso! L'M5S cresceva come unico baluardo dei cittadini contro una classe politica che invece di usarle per il bene comune, si faceva scudo delle istituzioni per schiacciare un fenomeno nuovo ed inaccettabile: una vera opposizione parlamentare.
E' troppo, soprattutto con un governo Letta che ha l'orizzonte di un solo anno (se c'è la fa) e privo delle energie per un cambio di passo che richiederebbe un accordo con l'ormai ex cavaliere che avendo sfiduciato Letta per fare il finto litigio con Alfano, c'avrebbe fatto una figura barbina.
Elezioni? Manco a parlarne, i partiti che hanno dati più accurati sulle intenzioni di voto sanno che l'onda pentastellata sta assumendo la proporzione di uno tsunami: bisogna fermarli soprattutto in vista delle europee che rischierebbero di delegittimare i governi della BCE.
Solo così si spiega la decisione di Matteo Renzi di mettere a repentaglio il capitale elettorale e di credibilità così faticosamente ottenuto con un operazione di metamorfosi del PD in DC. La soluzione? Lo ha ammesso Renzi stesso: uno tsunami europeo e si salvi chi può.
Era una calda mattina di maggio dopo una tranquilla notte di regime ed un boato si sentì dalla distanza. Quando lo tsunami si ritirò, lasciò in dono sulle spiagge assolate dell'italica penisola, un cavallo di Troika con in pancia...la dittatura dei mercati finanziari.

Wednesday 19 March 2014

L'euro: testa o croce?

E' l'anno zero e la Repubblica delle Banane decide di diventare un economia monetaria. Fonda la Banca Centrale della Repubblica delle Banane la BCRB e dice: cara banca, emetti 100 miliardi di moneta nazionale, il Fiorino delle Banane, che voglio distribuire per creare un economia monetaria. La banca: OK, te li presto ma li devi restituire tra 1 anno (e cosi' nacque il debito pubblico).

Il giorno dopo, il governo della Repubblica distribuisce i danari per pagare stipendi pubblici, finanziare infastrutture e consentire la creazione di imprese. Intanto il tempo passa e dopo un anno, la Repubblica deve restituire i 100mld di fiorini alla BCRB.

La Repubblica puo' prenderne dall'economia attraverso le tasse ma non tutti perche' se lo facesse non ci sarebbe piu' economia monetaria. Dunque la Repubblica va dalla banca e dice: guarda, sono riuscita a raccogliere 30 miliardi, fai una cosa, crea e prestamene altri 100 cosi' te ne restituisco 170 l'anno prossimo e 100 li uso per fare crescere l'economia (ed il debito pubblico crebbe).

Considerazioni:
  1. Per far crescere un economia monetaria di questo tipo, deve crescee il debito pubblico
  2. Risulta curioso che uno stato fondi una banca a cui poi deve restituire soldi. No?
  3. In realta' la BCRB chiede anche un interesse sul prestito: una quantita' di danaro mai immessa nell'economia e pertanto irrecuperabile dall'economia stessa senza ulteriori debiti
  4. Poi ci sono le banche private che prestano danari mai immessi nel sistema attraverso la leva finanziaria (la possibilita' di prestare danari che la banca non ha) ed i loro tassi d'interesse.
  5. Se poi addirittura la BCRB (come la BCE), non presta agli Stati ma alle banche private che poi prestano agli Stati ad interesse almeno doppio, capite che uno Stato e' ridotto a mendicare soldi che non esistono
  6. Risulta chiaro che ogni Fiorino esiste perche' qualcuno da qualche parte ha contratto un debito. Dunque se tutti pagassimo i nostri debiti, l'economia monetaria andrebbe kaput
Ah, ma ecco il trucco....ci sono altre nazioni con altre monete. Facciamo un mercato globale e se siamo competitivi, facciamo entrare piu' danari di quanti ne escano: possiamo crescere senza dover chiedere altra moneta a debito. Peccato che perche' cio' accada nella Republica delle Banane, qualcuno, un'altra Repubblica, deve perderci ed indebitarsi ancora di piu'.

Morale della favola: quel qualcuno al momento siamo noi e nella migliore delle ipotesi ci stiamo adoperando al fine di inguaiare qualcun'altro per tirarci fuori dall'impiccio.

Dunque, ogni moneta come ora concepita ha una “testa”. L'altra faccia in altre lingue la chiamano “coda” ma in italiano, abbiamo proprio centrato il concetto: e' una vera una croce...

Tuesday 18 March 2014

Ma la competitivita', e' un valore?

La competitività è la predisposizione di un individuo o gruppo di individui alla competizione. La competizione è un contesto che prevede un sistema di misura delle capacità relative dei partecipanti per stabilire una classifica di merito.
Questa è la definizione di competizione che esiste solo nella specie umana e che assume un senso a mio parere sublime solo come celebrazione del talento. D'altra parte nessuna altra specie organizza olimpiadi o campionati di qualunque forma.
In realtà la definizione naturale di competizione è quella di un meccanismo di sopravvivenza necessario per stabilire gerarchie a protezione del gruppo o per agire a livello individuale in condizioni di emergenza.
La meraviglia che ci siamo inventati è stata appunto quella di assurgere la predisposizione alla competizione dal rango di meccanismo a quello di valore. La competitività è un valore in ogni situazione nel contesto chiamato mercato che utilizza come sistema di misura il profitto.
Ciò non serve allo scopo di protezione del gruppo ne tantomeno come meccanismo di sopravvivenza almeno in condizioni non "emergenziali".
Il trucco in atto è quello di creare l'emergenza (erroneamente chiamata crisi) per rendere la competitività irrinunciabile anche laddove si sia resistito alla sua ascesa al rango di valore. Questo è un meccanismo di controllo geniale che i grandi poteri utilizzano senza pudore mentre si godono dagli spalti la giostra del dolore umano.
Sperare in Renzi ovvero nell'Europa del rigore, significa ammettere di essere drogati da questo sistema di disuguaglianze e di mancare della cultura per rigettarlo nella speranza vanamente riposta nel prossimo falso uomo della provvidenza.

Monday 17 March 2014

Le differenze tra Renzi e Berlusconi


Le differenze tra Renzi e Berlusconi?
  • L'eta'. Silvio ne aveva 66 e Renzi 38
  • Silvio e' un piazzista con ambizioni da politico e Renzi e' un politico con ambizioni da piazzista
  • Berlusconi ha governato durante l'era Blair ospitandolo con tanto di bandana. Renzi vuole essere Blair 20 anni troppo tardi (era ancora viva Diana)
  • Berlusconi non si e' attaccato all'Europa quando potevamo trarne vantaggio. Renzi si attacca a quest'Europa che ci stritola.
  • Silvio non ha mantenuto da capo di governo le promesse fatte prima di diventare capo di governo. Renzi e proprio diventato capo di governo non mantendendo le promesse fatte ancor prima di salire al Quirinale
  • Silvio era favorevole ai suoi amici. Renzi e' favorevole alla finanza speculativa
  • Silvio e' stato eletto dal popolo italiano per ben 3 volte e l'ultima volta con una legge porcata. Renzi non e' mai stato eletto dal popolo italiano ed ha fatto (con Berlusconi) una legge altrettanto maialesca se non peggio
E potrei continuare illudendomi che uno sia di destra ed uno di sinistra ma poi andremmo sul metafisico.
Certo se Matteo “Ruspa” Renzi riceve il placet dagli organi del palazzo da rottamare (d'Alema in testa) ed addirittura ristruttura questa scultura dadaista nota come Silvio Berlusconi, mi viene da dire Italia: stai serena.
Insomma mi sembra prudente dire che i meccanismi di selezione e promozione della classe dirigente italiana non siano migliorati anche visto l'ultimo show di ministri, viceministri e sottosegretari.
Forse l'unica vera differenza e' che Berlusconi ha governato tra destra e sinistra italiana favorendo la destra.  Renzi contribuira' a governare tra il sopra e ed il sotto del mondo per difendere gli interessi dei poteri forti dentro e fuori la nostra nazione.

Saturday 15 March 2014

La favola di Renzi Hood e lo Sceriffo di Arcore

Renzi Hood: il ladro che dava ai milleuristi senza rubare ai pensionati. E già, non poteva perché aveva un patto, un patto di sangue niente poco di meno che con egli: lo Sceriffo di Arcore. 
L'aberrazione della fiaba si palesa attraverso i "non lo so, è una decisione politica" di chi viene interrogato sulle coperture per i 10 miliardi a 10 milioni di milleuristi a partire da maggio. E si capisce guardando al loro dominio elettorale ed a quello dei pensionati detentori di un privilegio (non un diritto) acquisito. E già, perché anche la salute era un diritto ma è diventato un privilegio se vivi nella regione sbagliata e non hai i soldi per pagarti le cure migliori
Come da post precedente (http://tinyurl.com/nnxn8ey), gli 80€ al mese sono un obolo al popolo di sinistra che era passato ad M5S alle politiche 2013. Un obolo da corrispondere pochi giorni dopo che questi abbiano fedelmente votato PD alle europee 2014 per evitare la catastrofe di un plebiscito a 5 stelle.
Ed i pensionati? Beh, quelli sono tradizionalmente elettori PDL/FI e sono i più duri da strappare all'avversario.  Dunque per Renzi Hood sarebbe il bacino perfetto da cui attingere se non fosse per quel patto scellerato con lo Sceriffo di Arcore senza il quale non andrebbe da nessuna parte e resterebbe solo un ladruncolo tira frecce.
E Lady Marion? Lady Marion e' l'Italia, falsamente catturata dallo Sceriffo e falsamente liberata dal nostro eroe incappucciato. Lady Marion resta vittima di questo triangolo orgiastico da cui non riesce a liberarsi perché nonostante la sua abbacinante bellezza, ha questa stupida paura...di restare sola.

Friday 14 March 2014

Asta: voti italiani ad 80€ al pezzo

Legge elettorale: la corsa al 37%. Mi sembra geniale, soprattutto se si va a recuperare il voto di dipendenti pubblici e privati sotto i 1500 al mese.  Si sa che in bella parte ci si trova la pietanza del popolo di Sel e PD che hanno schiaffeggiato la sinistra votando M5S, conditi con un po' di civatiani e cuperliani: il sugo del rancore per i risultati delle primarie PD.
Nel contesto, si dà gratis un premio di maggioranza del 16% (37+16=53) ovvero la rappresentanza di quasi 10 milioni di cittadini.  Ma non è' finita perché all'altra sponda, un partito che prendesse il 4.51%  in coalizione andrebbe in parlamento mentre uno da solo al 7.99% no...altri 5 milioni di cittadini italiani non rappresentati. Non mi prolungo sugli altri due sbarramenti salva lega e salva forza sud...già il fatto che si siano discussi, basterebbe a rendere un'idea del grado di inciucio implicito nella formulazione di questo capolavoro.
Il risultato: chi arriva secondo prende qualcosa e chi arriva terzo prende quasi niente ed il motivo per il quale la legge elettorale è stata disegnata così, è proprio per assicurarsi di eliminare i terzi (leggi M5S) che stanno costringendo tutti i partiti politici a cedere terreno su argomenti ed interventi che ora magicamente avvengono, apparentemente tramite le larghe intese e premier non eletti di energia variabile.  In realtà votati ad eliminare l'avversario mortale a cinque stelle: se non lo fanno ora, il rischio diventa grande soprattutto con le elezioni europee alle porte dove la gente si sente di rischiare meno a dare consenso ad una forza dalle capacità governative ancora dubbie per molti.
Le europee di maggio, una manciata di giorni prima dell'arrivo degli 80 euro di pagamento per il grazioso voto PD, saranno un segnale importante ed una crescita M5S sarebbe catastrofica. 
Ora o mai più, bisogna dare il minimo indispensabile per tenerci chiusi nelle logiche dei grandi poteri.

Monday 3 March 2014

Economia italiana: vizio o virtu'?

Dunque, la situazione e' questa. L'italia e' un paese che non va a causa di due vizi:

  1. Non si affronta la questione morale. Mi riferisco al fenomento che sta alla base della corruzione e dell'illegalita' cosi' diffuse nel nostro paese.
  2. L'assenza di una vera economia di mercato con una porzione importante di economia finanziaria ed uno sguardo favorevole alla globalizzazione.

Il primo e' il problema dei problemi rispetto al quale non c'e' riforma elettorale, costituzionale o del lavoro, della giustizia o del fisco che tenga. Rimarremo nella migliore delle ipotesi fermi la dove siamo e cioe' in questo declino neanche tanto lento che lascia imprese fallire e famiglie a dormire in case fredde. Continueremo a tollerare l'egemonia di chi ha stuprato questo paese fino a produrre in termini di danno economico meta' di tutta la corruzione europea. Si tratta delle tre mafie e della nostra tolleranza nei loro confronti nonche' della collusione con la politica fino ai massimi livelli. Parafrasando Falcone, esiste una cultura mafiosa. E' un certo modo di fare italiano, anche quando salti o fai saltare una fila. Anche quando l'amico ti conserva il posto in aula all'universita'.

Voglio pero' soffermarmi sul secondo vizio che adduco nel trovare le colpe della nostra condizione e voglio farlo cercando di mettere sulla carta due possibilita': quella di correggerlo contro quella di farne una virtu'.

Adottare in pieno l'economia di mercato non e' un tema indipendente da quello dell'illegalita'. A ben guardare, l'economia di mercato e' una delle ricette possibili nonche' quella scelta dal mondo occidentale per affrontare la questione morale. La teoria e' che un'economia di mercato vera, non è in grado di sopportare troppa corruzione: nel momento in cui le transazioni economiche sono prevalentemente delle transazioni private in un regime di competizione reale finalizzata al profitto, non è più accettabile favorire soggetti che non non siano i più adatti al compito. Quanto meno non è possibile favorire un qualunque soggetto mettendo a repentaglio la qualità del risultato. Ne consegue che non si possono affidare appalti alla mafia, non si possono favorire amici, parenti o chi conviene magari ai fini del consenso quanto meno non a discapito della qualità di ciò che si cerca di realizzare incluso cio' che si realizza per il bene comune.

È l'etica del profitto. Fin qui sembra piuttosto ragionevole, vi pare? Non male come metodo se non fosse per tre motivi.

Il primo è che per definizione di competizione, non possono vincere tutti e quindi è necessario che una parte di società perda sempre (ed e' sempre la stessa per motivi che qui' tralascio).

In secondo luogo ed in parte per il motivo precedente, chi ha posizioni di privilegio finisce poi per determinare il mercato con operazioni che favorisce la sua parte (e.g.: scandalo del Libor nel Regno Unito e piu' di qualche sospetto nei magheggi recenti sul prezzo dell'oro).

Ma il terzo e piu' importante motivo, è che l'etica del profitto si scontra presto con le esigenze dell'essere umano. E' come se la corporazione diventasse la macchina creata dall'uomo che finisce per dominarlo (e.g.: se non sprecassimo cibo, perderemmo due punti di PIL; se una casa farmaceutica ricevesse approvazione per un farmaco mentre ne ha uno migliore già pronto, sfrutterebbe comunque il primo farmaco finche' non produce il profitto inteso)

E dunque se abbracciare l'etica del profitto e' la soluzione, bisogna riconoscere che essa contiene in se un meccanismo di conservazione del sistema contro l'interesse dell'umanità ed in favore di pochissimi soggetti. È la strada dei governi da Monti in poi e che verrà ulteriormente perseguita da Renzi e che per motivi culturali abbiamo sempre tenuto lontana a dispetto delle promesse di "rivoluzione liberale" dei precedenti vent'anni, assolutamente non condonabili come un periodo migliore.

E trasformarlo in virtù? L'Italia è un paese con un risparmio privato pari a 5 volte il debito pubblico proprio perché non abbiamo abbracciato una vera economia di mercato e siamo rimasti cauti sull'uso della finanza speculativa in confronto ad economie cosiddette "più avanzate". Stiamo pagando il prezzo di questa insubordinazione ai dettami del sistema economico ma che contiene in se la qualcosa di virtuoso se si accetta che il sistema economico vigente e' uno che crea grandi disugaglianze e che sacrifica la dignita' umana davanti alla possibilita' del profitto.

Cioe' usare l'etica del profitto per controllare l'illegalita' e' come dire ad un bambino: ti compro un giocattolo solo se studi. Come se studiare non fosse doveroso e meritevole d'impegno. Come se operare nell'ambito della legalita' avesse bisogno di un ritorno economico per diventare un dovere.

E' possibile invece avere il coraggio di prendere in mano il nostro destino ed avere la "smisurata ambizione", per usare una frase di moda, di dimostrare al mondo come si può concepire un economia più sostenibile ed in favore della crescita dell'uomo e non del PIL per come e' definito?

La verita' e' che dobbiamo liberarci da vincoli impossibili ed attuare le riforme di cui l'Italia ha bisogno per poterci investire, ed investire innanzitutto capitali italiani, che ce ne sono. Capitali per cambiare l'architettura industriale del paese, per creare un alternativa all'industria pesante in un paese che non può più pensare di fare economia con l'acciaio ed il cemento e che nonostante i suoi indiscutibili vantaggi storici e geografici fa meno turismo di Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. L'uso responsabile di danaro pubblico per le infrastrutture, soprattutto quelle energetiche, delle telecomunicazioni e dei trasporti che abilitino le nuove industrie e ci liberino in parte tangibile dalla dipendenza totale dagli idrocarburi (Ucraina docet?).

È un economia che potrei chiamare di benessere pubblico che deve definire nuovi indici e parametri per misurare la crescita. Un economia che si ricordi che il danaro fu introdotto per liberarci dal baratto e non per renderci schiavi di chi lo elargisce generandolo dal nulla ad un interesse di suo vantaggio.

L'etica del benessere pubblico è forse un'idea vecchia quanto il mondo. L'etica dell'economia di mercato è un valido passaggio da consegnare alla storia oppure la nostra condanna a farci la guerra, ad affamare innocenti che non sono più solo nel terzo mondo perché l'Africa è arrivata da noi sia via Twitter che coi barconi della disperazione. E perché noi diventiamo sempre un po' più Africa via via che le ricchezze ed il privilegio si globalizzano verso chi è sempre stato davanti.

La scelta e' questa e forse dovremmo mandare in Europa gente che racconti questa storia invece di attori, cantanti e politici ormai impresentabili come se il parlamento europeo fosse un cimitero degli elefanti senza proboscide come Mastella, De Mita, Zanicchi, Barbareschi e compagnia bella.

Le prossime elezioni europee sono importantissime, sono un'occasione unica per mettere in quei palazzi dei rappresentanti che siano veramente pronti a sfidare questo sistema con in mano un'alternativa costruttiva. Per dare un messaggio forte alla politica italiana di riformarsi sul serio prima che di noi non resti che la disperazione.  Prima che invece di andare a battere i pugni in Europa, su quel tavolo batteremo delle scodelle vuote in cerca di un tozzo di pane.