Wednesday 27 May 2009

100 deputati

100 deputati. Mah, non e’ che ci sarebbe niente di sbagliato a ridurli drasticamente, magari 150. Il problema e’ falso perche’ non conta il numero bensi’ come vengono a far parte della classe dirigente e come vengono eletti. Il problema non e’ ridurre la spesa riducendo il numero di parlamentari ma riducendone lo stipendio che e’ un po’ altino a dire la verita’. Il problema non e’ di avere un parlamento piu’ efficiente perche’ ci sono meno membri ma perche’ e’ una riflessione piu’ veritiera del paese e puo’ utilizzare processi democraticamente stabiliti per far avanzare la legislatura e fare il bene del paese. Lo so, tutte belle parole che comunque non mi sembrano nelle intenzioni del capo quando parla di ridurre i parlamentari.

Il corpo delle donne

Segnalo il blog ilcorpodelledonne.blogspot.com

L'articolo del financial times

Purtroppo il sito del corriere nel far rifermimento all'articolo dell'FT che parla del "rischio" Berlusconi, omette il link....meglio un interpretazione che non l'articolo vero, in linea con la strategia!
Ecco il link
http://www.ft.com/cms/s/0/9f53066a-4a22-11de-8e7e-00144feabdc0.html?nclick_check=1

Tv italiana e inglese: dal silicone alla realtà

27 maggio 2009 - Italians, Corriere della Sera Online

Cari Beppe ed Italians,
la partecipazione di Susan Boyle, una donna scozzese di mezza eta' alla trasmissione britannica "Britain's got Talent" e' un emblema della differenza tra Italia ed Inghilterra. Alcune differenze tra questi due paesi sono a nostro favore per lo piu' per motivi di fortuna o di storia molto passata (come dice Berlusconi: con le nostre coste, i nostri monumenti, i nostri musei e la nostra cucina benedetti tutti dal nostro clima). Per il resto, quando si guarda a cio' che un popolo è in grado di costruire, non posso che prendere atto del fatto che siamo davvero scoraggianti. In Italia nessuno con l'apparenza di Susan Boyle sarebbe apparsa in un programma come X Factor di cui "Britain's got talent" e' una versione particolare. Al massimo andrebbe in un programma di quelli strappalacrime dove qualche dolore umano possa alimentare la giostra perversa che ci piace cavalcare. Vi invito ad ascoltarla su Youtube. Qualcuno dira' che si spettacolarizza un fenomeno da baraccone, ma a sentirla cantare ci si emoziona forse anche in considerazione del fatto che non credo abbia una preparazione tecnica di base. Il colpo d'occhio nel passare dalla televisione italiana a quella inglese e' sbalorditivo, dal silicone alla realta'. Per non parlare del passaggio dall'informazione italiana a quella inglese, dalla classe politica italiana a quella inglese. La cultura dell'apparire e del fare impressione ormai ci attanaglia. Lo dico dopo quasi un anno passato in Italia durante il quale e' stata dura non lasciarmi sopraffare dall'ambiente circostante. Respiro a polmoni pieni l'aria di Londra che in crisi e' diventata piu' vivibile...solo per un po', prima di tornare a godere delle nostre coste, monumenti, musei...

Tuesday 26 May 2009

Bipartitismo

In questi giorni di campagna elettorale ho rivisto spuntare il tema del bipartitismo come perdita dell’impronta democratica del paese. Provo a discuterne perche’ mi pare una faccenda un po’ confusa. Da una parte, a mio parere, il bipartitismo e’ una grossa conquista di chiarezza e semplificazione che rende piu’ difficile certi trasformismi dei quali tanto ci siamo lamentati in passato: coalizioni che all’ultimo momento si mettono in accordo su come governarci alla men peggio. Bipartitismo significa responsabilita’ di un governo o di un orientamento contro l’altro rispetto a certe faccende di fondo. Anche se troppo lentamente penso che cio’ stia emergendo pure nella politica italiana dove pero’ di fatto la creazione di due netti schieramente e’ troppo recente. Il problema risiede nel fatto che ora come ai tempi della DC la collusione e la compiacenza delle parti politiche opposte e’ troppo forte e l’operazione legislativa fatta ha reso impossibile per i cittadini scegliere, mi riferisco ai voti di preferenza. L’urlo di protesta degli esclusi dal parlamento come la destra, radicali o rifondazione serve a poco perche’ a poco serviva quando erano in parlamento. Trovo a questo punto piu’ giustificabile la contestazione di Grillo che nel criticare aspramente il sistema non ha alcuna pretesa di entrarci con uno schieramento nel parlamento nazionale. Il problema e’ che i due schieramenti sono solo di importanza nominale sebbene diano un’opportunita’ di alternanza. In tutto cio’ Silvio Berlusconi, incarnando il modello di successo italiano e sopendo mediaticamente tante paure e preoccupazioni degli italiani che lo votano, occupa uno spazio immenso. Bravo, e poveri noi.

Chi o cosa dopo Berlusconi?

26 maggio 2009 - Italians, Corriere della Sera Online

Caro Beppe e cari Italians,
e va bene, l’Italia va così. E’ solo una sparuta minoranza di italiani che fa scelte politiche sulla base di questioni morali. E’ un fatto accettabile e normale che si fonda sulla convinzione di essere un popolo straordinario, con mille risorse che farà dell’arte di arrangiarsi la sua capacità migliore. Della furbizia il baluardo dei propri successi e della faccia tosta un marchio registrato più forte del made in Italy. Lo dico proprio con serenità perché se il Parlamento inglese espelle lo speaker (equivalente del presidente della Camera) sulla base di una responsabilità nello scandalo dei rimborsi dei parlamentari britannici, e se tali parlamentari sono stati invitati a restituire tutto o lasciare il Parlamento, in Italia i reati dei parlamentari vengono resi non-reati o depenalizzati, o comunque sia ignorati ai fini di candidature e incarichi. E lo si fa con una semplicità tale che a guardare bene può essere solo la cosa giusta da fare. Che abbiamo il governo che abbiamo è giusto, è una giusta riflessione di ciò su cui gli italiani hanno deciso di puntare. L’opposizione che abbiamo è pure quella che ci meritiamo, un po’ meno odiosa di quella di estrema sinistra ma purtuttavia inefficace, connivente e incapace come sempre di rappresentare un’alternativa decisa. Da qualche parte non so dove e non so come, però dovrà esserci un recupero della moralità in politica ora che le carte dell’Europa sono scoperte. E’ questione di tempo, e hanno capito che devono approfittarne per rimanere impuniti e imperseguibili finché saremo forzati dagli eventi a diventare degni interlocutori dei grandi del globo. La domanda è sempre la stessa: cosa dopo Silvio Berlusconi? Finché c’è lui come in ogni buona impresa a conduzione familiare, restano tutte le coperture. Dopo di lui le coperture saltano e chi si è visto si è visto (!?). Saluti da Londra,

Friday 8 May 2009

Etica ed estetica

E’ meglio saperci fare o esserci? Quando ci si pone queste domande mi viene in mente Catalano di quelli della notte: “e’ meglio saperci fare ed essere preparati che essere ignoranti ed imbranati”.
La bellezza poi e’ un biglietto da visita che rende piu’ facile saperci fare. Mi diranno i belli e le belle che a volte si e’ bollati e bisogna fare qualche sforzo in piu’ per fare accettare la propria preparazione...beh, a me pare che nella stessa misura se si e’ belli si possono incontrare meno resistenze all’approccio e perfino persone che della preparazione della sventolona un po’ se ne fregano.
Ogn’uno ha le sue fortune, ci mancherebbe. Da qui’ pero’ a trasformare la societa’ italiana in un crogiuolo di superficialita’ vorrei che ci fosse qualche ostacolo: per fortuna Veronica Lario ci ha salvati da certe candidature alle europee del centrodestra (che non piacevano neppure a Fini).
I Pidiellini continuano a spiegare che l’opposizione non vincera’ mai le elezioni se continua cosi’ e lusingano gli elettori dicendogli che sono gente intelligente e che ha il senso della realta’. Si’, quella che ci fanno passare i mezzi d’informazione.
Basta guardare come Berlusconi a Porta a Porta tremante sui suoi tacchi di almeno 3 cm lusinga gli altri ospiti che dovrebbero inchiodarlo. Non gli da il tempo di sedersi o presentarsi che gli fa un salamelecco per accarezzargli l’ego. Tecniche vecchie come il cucco che tengono l’Italia drogata e pronta ad altri quattro anni di party firmati dal Cavaliere.
D’altra parte il passo era nell’aria: dopo aver insegnato ai nostri giovani che il successo e’ finire nel mondo dello spettacolo o diventare in qualche modo noti, mi sembra normale che questi “migliori” della nostra societa’ diventino poi la nostra classe dirigente. Il governo degli artisti non sarebbe neppure una cattiva idea se fossero davvero artisti quelli che fanno successo.
Io non lo so, comunque Silvio tremante sui tacchi mi sembrava piu’ gongolarsi nella prospettiva di ritornare single che effettivamente dispiaciuto della situazione. Almeno Veronica non potra’ commentare sull’elevazione di Maria Vittoria Brambilla a Ministro del Turismo (senza portafoglio). Era incredibile che la personal assistant glorificata di Arcore non avesse ricevuto un dicastero dopo la sua dedizione. Quando poi Mara Carfagna, solo per apparire bella ad una cena otteneva nientepopodimenoche’, il ministero delle Pari Opportunita’(anche lei senza portafoglio, e che diamine). Chissa’ cosa avra’ dovuto pattuire per starsene calma e buona ad aspettare un altro anno prima che ci fosse rifilata.
La situazione e’ grave, Silvio pensa di essere un frescone e per la maggiorparte degli italiani lo e’. Peccato che il mondo si globalizza e la maggiorparte del mondo lo vede per quello che e’. Poveri noi.

Tuesday 5 May 2009

Triveneto e Mezzogiorno

Dopo il successo de “la casta” e’ stato riproposto il libro di Gian Antonio Stella: “schei”. Sebbene con dati vecchi di una decina di anni, il libro spiega meglio di quanto abbia sentito altrove il fenomeno del nordest d’Italia. Da napoletano ho capito tante cose del triveneto, un mirabile modello emergente dall’infaticabile laboriosita’ ed ingegno italiane che ha esaltato nel bene e nel male cio’ che un passato di fame ed il mito del danaro puo’ provocare nella societa’ contemporanea.
Il passato di dominazioni, gli anni di poverta’, l’assenza dello stato sono tutti tratti comuni col mezzogiorno d’Italia. A leggere di come Venezia (a parte l’industria del vetro) si sia adagiata sul’economia del commerciante da negozietto/bancarella e di come gli adescatori di piazza costringano turisti americani e giapponesi a pagare cifre stratosferiche per un oggetto di vetro fatto a Taiwan, si ricorda immediatamente Napoli. La creativita’, la goliardia, l’uso del detto sono tutti tratti comuni.
Eppure sappiamo bene che Luciano Benetton non avrebbe mai potuto chiamarsi Ciro Esposito.
Non pretendo di spiegarlo ma sicuramente essere ad un estremo dello stivale piuttosto che ad un altro fa una certa differenza.
Le dominazioni hanno lasciato nel triveneto un buon ricordo. A differenza del mezzogiorno, alla poverta’ del popolo non faceva da contraltare il fasto di palazzo reale, la segregazione di ricchi e poveri del Regno delle due Sicilie. Vittorio Emanuele II Re di Savoia diventa Vittorio Emanuele II Re d’Italia annettendo il mezzogiorno come una conquista coloniale. L’assenza dello stato nel mezzogiorno diventa allora un autorizzazione all’autogoverno ed all’illegalita’. Nel Triveneto diventa un auspicabile escamotage per introdurre flessibilita’ e meritocrazia.
A chi pensa poi che i campani siano degli scansafatiche rispondo di andare a chiederlo ai piccoli impreditori di quelle terre che tra criminalita’ e compromessi si sono spaccati la schiena per una vita e le cui aziende rischiano il fallimento. L’impiegato del comune faccendiere poi c’e’ a Castellammare di Stabia come a Chioggia. Forse a Castellammare ce n’e’ voluto il doppio per ottenere lo stesso consenso.
Non ci sono scuse per i meridionali, incapaci di esprimere una classe dirigente onesta, adagiati sullo stato e senza quel senso di responsabilita’ individuale necessario per afferrare le redini del proprio futuro. Neppure troppi elogi per i nordorientali il cui sviluppo si e’ appaiato con un degrado culturale che passa per i Maso, i Ludwig, i sassi dal cavalcavia e le alte percentuali di suicidio. Se i morti di camorra li causa il malessere ci possiamo ragionare ma cosa succede quando a causare i morti e’ il benessere?
Sicuramente c’e’ una questione di sbocchi: il triveneto si affaccia nel mezzo dell’Europa germanica mentre Campania, Calabria e Sicilia si affacciano sull’Africa. Sicuramente qualunque modello socioeconomico e’ un modello prevalentemente emergente ovvero non deciso a tavolino. Eppure la nostra classe dirigente dovrebbe trarre delle lezioni da questa storia di grosse differenze, di pregi e difetti del nostro popolo. Di cause ed effetti in territori ed ambienti cosi’ diversi.
Il vero dramma e’ che a guardare la vita del paese, ci si alimenta di emergenza e di cio’ che fa notizia. Del ponte d’acciaio a Venezia o della monnezza a Napoli. Nessuno parla di come nel triveneto Venezia capitale abbia bisogno di un centro di business, che Marghera e’ fallita perche’ invece di farci una “city” per gli affari se n’e’ fatto un centro per l’industria pesante. Perche’ in Italia, paese senza risorse naturali ma con tanta creativita’, si sono dovute soddisfare le strutture sindacalizzate dell’industria a basso contenuto tecnologico mentre le provincie di Treviso e Vicenza da sole facevano lo stesso export dell’Argentina o del Portogallo con prodoti ad alto valore aggiunto.
Il dramma e’ che ormai al sud ci vogliono tanti e tanti anni di controllo militare del territorio, di intervento capillare nel contrastare la criminalita’ a partire dalla sua collusione con il sistema produttivo del mezzogiorno. Troppo costoso e non voluto da quella classe dirigente corrotta che si ripropone con la facciatosta di Bassolino o di Moggi. Quelli che fanno presto a convincere la gente che questo assedio sarebbe un insulto.
L’Italia pero’ non e’ piu’ capace di sopportare questo peso. Ha deciso che l’investimento in mezzi e risorse per aggiustare il mezzogiorno sono troppo grossi. Ha capito che la guerra civile sarebbe piu’ efficiente ma che a sporcarsi le mani di sangue non si fa bella figura. Il federalismo inneschera’ la guerra in cui i campani si scanneranno coi campani e cosi’ i calabresi, i pugliesi e i siciliani. Poi ne verra’ fuori un mezzogiorno compatibile o meno col resto d’Italia ma non piu’ zavorra con buona pace di tutti. E cosi’ sia.