Thursday 24 November 2011

Sei come una TV sintonizzata sul tuo programma preferito...

Dunque in fin dei conti siamo come una tv con l'antenna sintonizzata sul canale preferito. C'e' la TV che mostra il calcio, un documentario, una soap, l'isola dei famosi...ma chi e' poi il soggetto, la tv con la sua antenna o il programma in onda nell'etere?
Ebbene, quando la tv si rompe, il segnale resta nell'etere. Senza segnale invece la tv non avrebbe neanche senso. Cioe' nell'universo c'è tutto e l'opposto di tutto insieme ad ogni infinitesima sfumatura tra i due estremi. E noi, in ogni identita' siamo quell'unica combinazione di frequenze nell'etere tradotte in un un aspetto, una fetta, una proiezione, una possibile lettura della realta'.
Non solo abbiamo un mero punto di vista ma nella nostra struttura mentale SIAMO un punto di vista della realta': una percezione. E una percezione "errata" in quanto inevitabilmente parziale.
Oltre la struttura mentale pero' non risiediamo neppure nel nostro volume spaziale. Come tutto il resto risiediamo fuori e ovunque perche' anche quando l'apparecchio ricevente si guasta, il segnale resta. E' come se in ogni istante la nostra essenza si incarnasse in ciò che 'decidiamo' di percepire (sempre erroneamente) in viaggio per l'universo.
Proprio cosi', i limiti dell'universo non sono lontani tra loro perché una volta l'univero era un punto e non ha mai smesso di restare insieme. L'identita allora e' una illusione da onorare si' ma che non e' al centro del nostro essere. Lo spazio curvo in cui ci manifestiamo e' parte dello stesso spazio che percepiamo come esterno per un limite necessario dei nostri 5 sensi. E non potrebbe essere altrimenti: e' l'unico modo per l'universo di affermare se stesso, di manifestarsi in tutte le sue possibili configurazioni nell'intento inevitabile di realizzarsi. Tutto questo e' immutabile, incorruttibile. Non conosce minacce. E' pace. Assenza di paura. Tutto questo non si puo' spiegare in maniera formalmente precisa ma lo si puo' conoscere. C'e chi questa conoscenza la chiama "amore".

Wednesday 9 November 2011

Essere...

La verita’ e’ che nel momento in cui la mente smette di essere uno strumento di cio’ che siamo per diventare quel che siamo, si consuma una separazione. In senso cristiano il peccato originale e la cacciata di Adamo dal paradiso terrestre ne sono metafora. Ma il discorso non ha necessariamente bisogno degli schemi di una religione per essere improntato. Le religioni sono dei potenti segnali che puntano alla verita’. L’errore dell’uomo e’ quello di confondere cio’ che punta alla verita’ con la verita’. E’ questa la causa di distorsioni e fanatismi. In fin dei conti cio’ che siamo esiste in una dimensione che trascende la forma e dunque e’ impossibile descriverlo nella dialettica (che e’ per definizione un’espressione della forma). In questo senso non esiste descrizione corretta e da qui’ l’impossibilita’ dell’uomo immerso nella sua identificazione col raziocinio e le emozioni della mente, di considerare e conoscere la sua vera natura. Forse e’ questo che Albert Einstein intendeva quando famosamente disse: “i problemi non possono essere risolti al livello logico in cui sono stati creati” (o qualcosa di simile). Questa ne e’ l’estrema conseguenza in quanto non esiste un livello logico superiore che possa servire a conoscere l’essere. La mente, con il suo discorso incessante e ripetitivo nel quale ci identifichiamo, non e’ un mezzo per comprendere cio’ che siamo. Infatti la mente ne e’ l’obliterazione ed e’ solo attraverso la capacita’ di liberarsi dal rumore della mente che si puo’ conoscere (non comprendere) la propria essenza. Cio’ non significa negare la mente nella sua utilita’ o nelle sue meravigliose manipolazioni a livello della forma. Significa imparare ad usare la mente senza esserne dipendenti. E’ come dire: posso usare la mia mente ma non devo. Il concetto si ritrova pari pari nelle culture orientali del buddismo o nella cultura zen. Nel cristianesimo e’ l’estasi che alcuni raggiungono attraverso la preghiera. E’ cos’e’ altro la preghiera se non un mezzo per sopire la mente attraverso l’espressione mnemonica di una formula linguistica che attiene a quanto di piu’ lontano ci sia dalla realta’ tangibile della forma? Lo stesso dicasi dei mantra buddisti. Ci sono infatti studi sul ritmo cardiaco durante la preghiera che dimostrano come lo stato di preghiera profonda induca il grado di aritmia cardiaca ottimale (la frequenza cardiaca ha un elemento caotico che e’ fondamentale per la salute del sistema cardiocircolatorio). E’ insidioso introdurre un fattore temporale in quanto i contenuti della nostra mente sono il risultato della vita passata ma liberarsi di esse richiede solo un istante nel presente. Dunque, il primo passo negli schemi della forma verso l'essere (se proprio vogliamo fallacemente definire dei passi) e’ sospendere il proprio giudizio e trattenere l’ipotesi che sopire la mente e’ l’ingresso a questa dimensione che trascende la forma e che definisce il nostro essere.

Monday 7 November 2011

Ecco perche' non c'e' ancora una cura contro il cancro...

Vi e’ mai capitato di incontrare medici che raccontano della loro lunga esperienza in qualche settore? Bene, a volte e’ imbarazzante, soprattutto quando ti dicono “sono 20 che mi occupo di cancro” e si aspettano che ti cada la mandibola in ammirazione. Io invece mi chiedo come sia possible che con 20 anni di esperienza e 30 anni di ricerche avanzate prima della loro carriera, questi personaggi non abbiano ancora cavato un proverbiale ragno da un buco.

Il fatto e’ che ormai curare malattie croniche non conviene a nessuno. Proprio nel senso che trovare una cura causerebbe un problema molto piu’ grande dell’epidemia in atto. Prendiamo proprio l’esempio del cancro (ma lo stesso potrebbe dirsi di tutte le malattie croniche).
A chi non conviene assolutamente che la malattia sia curata?

1. I governi di tutto il mondo (soprattutto quello sviluppato che fa o finge di fare le ricerche piu’ avanzate). E come mai? Beh, si dice che una persona su 3 avra’ il cancro durante l’arco della sua vita (33%). Se pure consideriamo i pochi che la fanno franca, trovare una cura per il resto significherebbe che in 5-10 anni la popolazione della parte evoluta del mondo (in enorme crisi economica) aumenterebbe di almeno il 25%. Si tratterebbe per lo piu’ in larga percentuale di anziani in pensione o vicini alla pensione dunque da mantenere. Come dire: in qualche modo la gente deve pur morire soprattutto quando il pianeta ha dato luce al 7 miliardesimo abitante.

2. Lobby medica (in ultima analisi vittime anche loro del modo in cui vengono ancora oggi educati alla professione). Tenete conto che hanno (grazie all’eccessiva specializzazione) fatto diventare il cancro ben 200 malattie diverse. La cosa ha un suo merito scientifico secondo il vecchio assunto filosofico democriteo che realta’ puo’ essere compresa facendola a pezzi e capendo le connessioni. Purtroppo o per fortuna sappiamo invece da quasi un secolo che il mondo ha caratteristiche tutt’altro che meccanicistiche (addirittura abbiamo scoperto che la materia sa schizzare sopra la velocita’ della luce ma continuiamo a tagliare, avvelenare e bruciare per affrontare il cancro). Dunque, in questo scenario, uno che trovasse un approccio o cura che funzioni, taglierebbe fuori il 90% di oncologi, ridurrebbe di gran lunga il numero di interventi necessari per non parlare di macchnari diagnostici o radioterapici che diventerebbero sottoutilizzati o pressoche’ inutili

3. Le case farmaceutiche. Loro poi, dopo aver speso una media di mezzo miliardo di dollari per chemioterapico approvato (considerato il costo di tutti i fallimenti) non avrebbero’ piu’ l’opportunita’ di continuare questa giostra di profitti esorbitanti sulla pelle della gente ed a spesa dei goiverni. Peggio ancora se si scoprisse che una sostanza o un metodo non brevettabili si rivelassero efficaci!!!...e’ per questo che si cerca in tutti i modi di rendere brevettabile il genoma e i metodi genetici e non e’ un caso che proprio nelle aree dove il profitto e’ difficile per l’impossibilita di proclamare brevetti, le ricerche sono molto lente e sottofinanziate (Dicloroacetato, super-linfociti, e ultimamente il virus del vaiolo per citarne solo tre).

E’ naturale allora come (statistiche alla mano) la prima causa di morte nel mondo occidentale non siano ne le malattie cardiovascolari e neppure i tumori ma bensi’...i trattamenti medici...certo di persone malate ma la cui causa diretta di decesso diventa l’aggressivita’ e gli effetti collaterali piuttosto che la malattia che si cerca di trattare. Come se facesse piu’ male all'uomo sopportare la propria impotenza nel cambiare il corso della natura che la morte per eccesso terapeutico. Un atteggiamento comprensibile nelle strutture fallaci della mente poco presente di cui ci fa dono l'insanita' collettiva di cui siamo parte.

L’importante e’ capire che in cio’ non c’e’ un disegno malvagio di pochi manovratori. E’ solo una realta’ emergente che e’ effetto dello stadio raggiunto dalla cultura occidentale e della sua espressione nel sistema capitalista. Il capitalismo non e’ in se un sistema errato o giusto in senso assoluto come non lo e’ il comunismo. Ogni sistema ha i suoi limiti che prima o poi si palesano. Allora si capisce che le soluzioni sono le piu’ inaspettate e verranno prima o poi fuori. Il primo tentativo sara’ quello di cronicizzare piu’ a lungo queste malattie proprio per alimentare oltre il giro di affari da parte di chi ne trae profitto. Un po' come si fa nel salvare le banche per allungare ancora un po' il sistema economico attuale.

Certo compagnie di assicurazioni e governi dovrebbero partire al contrattacco ma le lobby e gli ormai consolidati conflitti d’interesse saranno difficili da snodare senza il balsamo del tempo. Poi c’e’ che alla sperimentazione organizzata (e spesso mirata ad interessi economici) si sovrapporranno i dati che saranno disponibili via internet da esperienze individuali ben documentate. Tra 10 anni ci sara’ una base dati piuttosto attendibile sugli effetti di vari approcci. E’ chiaro che il modo di pensare alla ricerca dovra spostarsi fondamentalmente dal vecchio modello meccanicista e in tal senso non mi sembra il caso di non essere fiduciosi verso la razza umana.

Intanto, in bocca al lupo! E crepi il lupo!