Thursday 2 October 2008

Aristocrazia dirigenziale

12 giugno 2004 - Italians, Corriere della Sera Online

Caro Beppe,
sono sorpreso di non trovare lettere sull'evento londinese (28 maggio) che ha coinvolto te e 150 Italians, è stato interessante ascoltarti e sentire a voce le tue idee e i tuoi aneddoti. A volte dalle tue risposte via internet si legge una categoricità un po' antipatica e ho notato con piacere che per lo meno il tono è meno categorico dei contenuti soprattutto nell'ironia e per la prontezza. Lo stile divagatorio di cui sei rimproverato in famiglia è un punto positivo. Ci sono avvezzo anch'io ed è a volte un problema lavorando nella linearità anglosassone ma il «valore aggiunto» c'è: è parte di quel fattore differenziante che avvantaggia noi italiani nello sprint finale con gli altri - purché abbiamo fatto i compiti a casa e ci siamo sforzati di essere affidabili e puntuali. Interessante il discorso sulla «classe dirigente» e il bisogno che essa abbia una vera scuola in Italia. Sono d'accordo purché questa scuola non sia un'élite in partenza come la Bocconi dove laurearsi costa molto di più. L'élite deve essere una di arrivo per spessore culturale e non sociale, un po' come quella creata dal 10% di italiani che leggono i quotidiani. La speranza è che quel 10% cresca e che l'élite diventi meno tale perché solo così a mio giudizio si diventa un Paese con cultura, consapevolezza e senso democratico. La classe dirigente italiana del futuro nasce nelle famiglie dei nostri medi imprenditori. Spesso, ma non sempre, sono ragazzi viziati, senza senso del sacrificio e sovrastati da figure a metà tra mito e realtà di padri padroni. In proposito segnalo l'articolo sull'Economist del 14 maggio sull'elezione di Luca Montezemolo a presidente di Confindustria. Un passo avanti anche agli occhi della comunità internazionale. Purtroppo ancora un elemento tanto bravo quanto di estrazione aristocratica. Discorso lungo, ma un passo avanti rispetto a D'Amato. Infine, mi spiace aver dovuto lasciare la serata tra cocktail fantasma e spazi non disponibili. Non vorrei si stabilisca a priori un'élite di coloro che hanno l'opportunità di parlarti direttamente, ma apprezzo gli sforzi e le difficoltà di coloro che hanno organizzato e li ringrazio. Per fortuna era una bella serata (su standard britannici s'intende). Sono andato a bere un drink in riva al Tamigi pensando all'Italia e a noi italiani. è utile tornare? Serviamo lì?

Risposta di Beppe Severgnini: Tu scrivi, Giuseppe: «A volte nelle tue risposte via internet si legge una categoricità un po' antipatica». Io rispondo: a volte mi girano le scatole, e lo faccio capire (penso sia bene così, per il mio fegato; e credo che qualche sfogo renda il posto meno noioso). In quanto alle lettere post-Londra, ne sono arrivate diverse, ma erano soprattutto lettere di ringraziamenti, comprese quelle degli organizzatori Giancarlo Pelati (www.italiansoflondon.com) e Matteo Rizzi (www.italiansonline.net), ai quali faccio qui i miei complimenti: i loro siti stanno diventando sempre più ricchi e utili, e sono contento che "Italians" produca risultati del genere (sto perfino pensando di collegarli stabilmente al sito-base, in qualche modo). Ad altri ho risposto privatamente: sono grato a tutti delle belle parole, ma non possiamo trasformare "Italians" in un'autocelebrazione collettiva..!

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