Sunday 16 September 2012

Dov'e' finita la nostra voglia di stupire?

Nel 96-97 all’inizio della mia avventura all’estero, scopriii un blog chiamato “Italians” che era diretto da Gianni Riotta. Il giornalista gentilmente pubblico’ una mia lettera nella quale scrivevo in soldoni che a mio parere il problema italiano si riconducesse alla sistematicita’ attraverso la il quale si selezionava una classe dirigente non adeguata. I meccanismi li conosciamo: clientelismo, familiarismo e raccomandazioni varie.

Mi preoccupava un fatto, e cioe’ che presto le carte dell’Europa unita si sarebbero scoperte mettendo cosi’ in evidenza queste nostre gravi lacune. Era una facile profezia? In fuga all’estero dalla disoccupazione quasi certa, mi sembrava molto evidente ma non pensavo che il tutto sarebbe stato aggravato cosi’ pesantemente dagli anni di berlusconismo durante i quali addirittura il mondo dello spettacolo si e’ fatto classe dirigente con soubrette e conduttori ai vertici delle istituzioni governative. Adesso mi sembra di vedere emergere qualcosa di ancora piu’ problematico: penso che dal “drive-in” in poi ci siamo anche giocati l’impreditoriatlita’ e la voglia di stupire degli italiani.

Mi spiego: se chiudono settori in crisi in un mondo globalizzato, e’ comprensibile. Ma se chiudono i settori in espansione, ecco che qualcosa di piu’ serio e in atto. Manca la volonta’, le energie e la preparazione necessarie per creare nel nostro paese aziende globali al passo coi tempi. Per intenderci, se l’indotto informatico tra Siemens ed IBM chiude in Italia mentre nel mondo queste multinazionali continuano a far valere il loro peso, come mai non si riesce a prendere competenze e capacita’ di una forza lavoro all’avanguardia per creare qualcosa di nuovo? E’ possible che il miglior esempio di design per un cellulare venga dall’America quando eravamo insieme ai francesi l’emblema dello stile nel mondo? Cosa crediamo di ottenere senza convertire l’industria pesante in qualcosa di piu’ necessario? Perche’ il Sulcis non puo’ diventare un polo di biotecnologie?

I capitani coraggiosi apparvero solo per salvare Alitalia, e sappiamo quanto ci abbia perso il nostro Paese per una compagnia di bandiera ancora mediocre e poco competitiva. I capitani coraggiosi pronti a creare la silicon valley del mediterraneo, semplicemente non ci sono perche’ dovrebbero avere 35-45 anni (quelli a cavallo della riforma universitaria) ed il fatto stesso che dobbiamo continuare a rivolgerci ai 70enni come Monti per tenerci a galla, dimostra che in quella piu’ giovane fascia d’eta’ (cui appartengo) c’e’ davvero pochino.

Perche tutto cio'? Perche’ la qualita’ dei nostri laureati si e’ deteriorata a dismisura in un sistema universitario che ha rinunciato al rigore accademico senza in compenso introdurre elementi importanti di avvicinamente al mondo del lavoro che avrebbero dovuto metterci al passo col resto dell’Europa. Perche’ si e’ continuato a prediligere come percorso principale al successo quello della connivenza rispetto a quello della collaborazione. Quello del mors tua vita mea rispetto al cuore sano dello spirito di competitizione con se stessi. Collaborare con gli altri, competere con se stessi. Una ricetta strappata e bruciata dal libro di cucina della nostra societa’.

Va da se che bisogna creare le condizioni e non ci sono: giustizia, fine dei privilegi anticompetitivi, facilita’ di accesso al danaro, burocrazia ridotta, bassi costi di start-up. Su quest’ultimo punto, in Inghilterra il capitale sociale per aprire una srl e’ di una sterlina anche se uno ha piu’ di 35 anni. La regola dei 35 anni in Italia significa non dare niente a nessuno.

E cosa mi auspico? A questo punto me lo chiedo e guardando quello che ho scritto, dovrei auspicarmi che si creino le condizioni per struttura socioeconomica e che nel contempo si comincino a rimpinzare di preparazione ed entusiasmo i giovani che devono tornare ad avere le competenze e la voglia che bisogna ammettere sono molto piu’ abbondanti nei paesi dell’Est europeo. Per non parlare di Cina, India e Brasile.

Tutto questo mi sembra abbastanza improbabile se sono onesto. Realisticamente penso che riusciremo a farci qualcha altro giro di ruota del capitalismo riveduto e corretto. Forse per altri 5, o 10 o forse 20 anni. Non credo di piu’. Resta poi la possibilita’ di inventarci qualcosa di completamente nuovo, chissa’. Nel frattempo, in bocca al lupo.

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