Monday 9 December 2013

Non basta cambiare le persone. Bisogna che le persone cambino...

Se si potesse in un attimo rendere evidente a tutti gli italiani la verita' che:
  • pagare anche il 10% del debito pubblico e' impossibile senza ridurre il paese in poverta';
  • abbassare la spesa pubblica e' impossibile senza abbassare il PIL (dunque aumentando rapporto debito/PIL);
  • il sistema sul quale si basa l'economia globale e' al collasso a meno di un collasso demografico che gli vada in soccorso (guerre, grandi epidemie, grandi catastrofi);
  • l'ambiente e' pronto a ribellarsi contro di noi (vedi punto precedente);
  • l'energia del futuro e' l'informazione che sostituisce il petrolio;
  • un barile di petrolio risparmiato vale quanto uno comprato;
  • tra risparmio energetico, conversione ad industrie a consumo energetico medio basso e sfruttamento di solare, eolico, geotermico, maree e' possibile rendere l'Italia energeticamente quasi autosufficiente...
ci accorgeremmo all'improvviso che legge elettorale, struttura delle istituzioni, giustizia, decadenza, conflitto d'interessi eccetera, sono solo pretesti per occuparsi ad infinitum di temi che scaldano gli egoismi ma risolvono ben poco lasciando fuori chi non fa comodo.

Ci sono infinite architetture possibili perche' un palazzo si tenga in piedi e non sara' l'architettura delle istituzioni a renderci meno corruttibili, piu' produttivi, piu' credibili, piu' meritocratici o piu' felici. Importano le persone, non solo nel governo o nelle posizioni di dirigenza ma per la strada e nelle famiglie.

Non basta cambiare le persone ma bisogna che le persone cambino. Indipendentemente dalla generazione a cui appartengono e dai vecchi interessi che a qualunque eta' rappresentano. Anche gli interessi delle nuove generazioni esistono da sempre ed una volta appartenevano ai nostri bisnonni.

Bisogna che le persone cambino e vedano il fatto che non esiste nessuna ricetta valida per il futuro che non provenga da un buon rapporto con il presente. Che non c'e' nessuna ricetta valida che derivi dalla necessita' di preservare il proprio futuro perche' il futuro on esiste se non nella nostra mente e preservare il proprio futuro e' una forma di paura che e' in ultima analisi paura della morte.

Come scrive Ivan Tresoldi, “il futuro non e' piu' quello di una volta” ed oggi dobbiamo imparare a vivere senza riporre nel futuro la speranza di una condizione migliore.

Perche' la pace o la felicita' non sta da nessuna parte nel futuro, dobbiamo scovarla ora dentro di noi. Qualora ci riuscissimo, non perderemmo tempo dietro alla politica o alle carriere e ci dedicheremmo ad amare la nostra donna o il nostro uomo, i nostri figli, la nostra comunita', il nostro lavoro e le meraviglie del nostro pianeta.  

Se tutti facessimo questo non ci sarebbe sopruso, poverta', discoccupazione, solitudine, angoscia, disperazione.  Se tutti facessimo questo, sarebbe tutto troppo noioso per coloro che vedono il cambiamento in battaglie e conquiste che inevitabilmente, con le migliori intenzioni, creeranno perdenti e diseredati pronti a nuove battaglie ed a nuove conquiste.

La nostra felicita' non sta da nessuna parte nel futuro ma e' come quella che si riceve guardando un bel tramonto: ti riempie il cuore ma l'evento non e' di per se "interessante" e per il futuro non assicura niente di cattivo ma neanche di buono.  Eppure e' cosi': se si abbandona la paura del futuro, come davanti ad un tramonto, ce n'e' per tutti...


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