Monday, 11 June 2012
Enigmas
You've asked me what the lobster is weaving there with
his golden feet? /
I reply, the ocean knows this. /
You say, what is the ascidia waiting for in its transparent
bell? What is it waiting for? /
I tell you it is waiting for time, like you. /
You ask me whom the Macrocystis alga hugs in its arms? /
Study, study it, at a certain hour, in a certain sea I know. /
You question me about the wicked tusk of the narwhal, /
and I reply by describing /
how the sea unicorn with the harpoon in it dies. /
You enquire about the kingfisher's feathers, /
which tremble in the pure springs of the southern tides? /
Or you've found in the cards a new question touching on /
the crystal architecture /
of the sea anemone, and you'll deal that to me now? /
You want to understand the electric nature of the ocean
spines? /
The armored stalactite that breaks as it walks? /
The hook of the angler fish, the music stretched out /
in the deep places like a thread in the water? /
I want to tell you the ocean knows this, that life in its
jewel boxes /
is endless as the sand, impossible to count, pure, /
and among the blood-colored grapes time has made the
petal/
hard and shiny, made the jellyfish full of light /
and untied its knot, letting its musical threads fall /
from a horn of plenty made of infinite mother-of-pearl. /
I am nothing but the empty net which has gone on ahead /
of human eyes, dead in those darknesses, /
of fingers accustomed to the triangle, longitudes /
on the timid globe of an orange. /
I walked around as you do, investigating
the endless star, /
and in my net, during the night, I woke up naked, /
the only thing caught, a fish trapped inside the wind. /
PABLO NERUDA
Gli Enigmi
Mi avete chiesto che cosa stia intessendo
Laggiu’ il crostaceo con le sue zampe dorate?
Rispondo, Il mare lo sa. /
Mi dite, che cosa aspetta l’ascidiacea nella sua campana trasparente? Che cosa aspetta? /
Vi dico sta aspettando come voi il tempo. /
Mi chiedete che cosa abbracci l’alga Macrocystis nel suo braccio? /
Studiatelo, studiatelo, ad una certa ora, in un certo mare che conosco. /
Senza dubbio mi chiederete dell’avorio maledetto del narvalo, /
ed io rispondo descrivendo come l’unicorno di mare agonizza arpionato. /
Mi chiedete tal volta delle piume del martin pescatore, /
che tremano alle sorgenti pure della marea australe? /
E sopra alla struttura cristallina dell’anemone di mare avete rimescolando, /
senza dubbio trovato una domanda da pormi proprio adesso? /
Mi chiedete di capire la materia elettrica del fondale marino? /
L’armatura stalattitica che si muove rompendosi? /
L’amo della rana pescatrice, la musica estesa /
nella profondita’ come un filo nell’acqua? /
Io voglio dirvi che il mare lo sa, che la vita /
nei suoi scrigni e’ ampia come la sabbia, innumerevole e pura /
e tra gli acini d’uva sanguigna il tempo ha generato /
la solidita’ del petalo, la luce della medusa /
ed ha sciolto il suo bouquet di fili di corallo /
da una cornucopia infinita di madreperla. /
Non sono altro che la rete vuota che si e’ adagiata /
sugli occhi umani, morti in quelle oscurita’. /
Dita abituate al triangolo, /
meridiani sul timido emisfero di un’arancia. /
Ho vagato come voi, ponderando sull’astro infinito. /
Nella notte, mi sono svegliato nudo, e nella rete, /
unica preda, un pesce intrappolato nel vento. - PABLO NERUDA
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